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Chiesa SS. Filippo e Giacomo - Dermulo

INTRODUZIONE

Il presente progetto presenta il restauro della chiesa dei S.S. Filippo e Giacomo Dermulo. I lavori iniziarono in data 14 settembre1992 e si conclusero il 29 Dicembre 1994;
Durante tali lavori vennero alla luce diverse superfici affrescate ed intonaci antichi di cui non si conosceva l'esistenza per cui si decise di redigere un nuovo progetto finalizzato al restauro dei nuovi scoprimenti e di alcuni dettagli non contemplati nel progetto originario quali il restauro di alcune parti in pietra ed altri dettagli minori.
Il grande interesse suscitato dai nuovi scoprimenti sta nel fatto che in essi si trovano delle iconografie piuttosto inusuali per la zona della valle di Non quali una rappresentazione profana di un cantiere edilizio probabilmente del XV secolo.  Gli intonaci antichi scoperti, una volta restaurati, permetterebbero una buona lettura delle vicende storiografiche legate alla chiesa mettendo in particolare risalto l'architettura romanica originaria della quale si intravedono molti elementi caratteristici.

fotocopiadisegno

INTONACI, PARTE MONUMENTALE

ESTERNO


L'intonaco esterno, nella sua parte più bassa È stato demolito a causa della sua fatiscenza e poi rifatto

con le opportune additivazioni contro l'umidità. Non È stata volutamente eseguita la stabilitura finale

in attesa dello scoprimento completo dei lacerti affrescati, degli intonaci più antichi e del loro restauro,

in modo che il colore di un eventuale neutro sia eseguito di colore uniforme su tutte le superfici

interessate. L'intervento che si propone per la parte a intonaco nuovo È la realizzazione di una

stabilitura neutra in malta  di calce  opportunamente pigmentata con colore analogo all'intonaco

esistente nella parte alta delle facciate. Per quanto riguarda gli intonaci più antichi e le parti affrescate

si rimanda al dettaglio descritto più avanti.
    


 

INTERNO
 

Gli intonaci presenti in quasi tutta la navata

sono stati realizzati durante l'ultimo restauro

del 1935;  nella parte bassa sono stai demoliti in

quanto degradati dall'umidità e rifatti nuovi

mentre nella parte alta e sull'intradosso della

volta sono stati conservati in quanto in buone

condizioni di stabilità.  Per essi È prevista la

pulitura mediante spazzolatura e la scialbatura

con tinta a calce di colore bianco come già eseguito nell'abside.
Sul lato sinistro della navata in corrispondenza dell'altare ligneo negli anni 50 fu ricavata una

nicchia per alloggiarvi una statua della Madonna. Tale intervento ha purtroppo provocato un

grave squarcio sia negli intonaci antichi che negli affreschi. Esso È costituito da una struttura

ad arco in mattoni pieni e da una nicchia tirata a malta fina di colore azzurro. Si prevede il

tamponamento del foro con muratura in mattoni con l'eliminazione dei bordi eccedenti

l'intonaco antico, ed una intonacatura della lacuna con neutro sotto livello.

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INTONACI, PARTE STORICO-ARTISTICA

ESTERNO - LATO MERIDIONALE

E' rivestito con un intonaco a sbriccio "frattazzato" a colorazione calda. Da alcune cadute, cui è seguito un parziale scoprimento, È visibile l'intonaco
originale della chiesa fino ad un altezza di m. 3.5 ca. e in larghezza dal lato ovest  a contatto col campanile, fino allo spigolo est ove piega all'interno della muratura dell'abside. Tale strato è interrotto irregolarmente e risulta mancante su tutta la fascia centrale tra le due finestre; L'intera zona a contatto con il terreno è lacunosa. Nella parte bassa sono addossati alla muratura, in centro e sullo spigolo sinistro, due contrafforti. La stesura dell'intonaco è stata eseguita seguendo l'andamento irregolare della muratura. Dalle mancanze superficiali, dovute a corrosione per dilavamento, emergono le punte dei sassi. La superficie È parzialmente coperta da una scialbatura antica, con spessore rilevante e colorazione giallo-ocra; lo strato è fratturato e staccato dal supporto in diversi punti. Su entrambi i lati dello spigolo di sinistra sono presenti profonde fessurazioni. Il rifacimento di alcune mancanze È inadeguato, sia per la tonalità dell'impasto che per la stesura. Sullo strato antico sono presenti lacerti di affresco. Sulla sinistra È visibile il frammento di una cornice rossa con profilo giallo e decorazioni contornate in bianco stese a corpo. In basso, oltre lo spigolo sinistro, sono visibili i segni della battitura a filo. Sull' intonaco di supporto sono molto evidenti i segni lasciati dalla cazzuola. Sulla parte destra della facciata, si nota un frammento in cui sono riconoscibili una

gamba e il bordo di un mantello, che ricordano l'iconografia con cui generalmente È rappresentato S.Cristoforo; sulla destra si trovano dei brandelli con cornici delimitanti varie scene.   Sulla superficie sono presenti picchiettature, residui d'intonaco e sbianchimenti causati da residui di carbonati. Gravi distacchi fra gli strati preparatori sono stati individuati sul lacerto a destra della finestra.
 
INTERNO

 

Costoloni : Sono decorati con un motivo a finti conci in pietra rossa, lo stesso che si

ripete sull'intradosso dell'arco santo, sui peducci e sulle chiavi di volta.

Con l'esecuzione di sondaggi È stata accertata la presenza, sotto una stratificazione

di scialbi con spessore di mm 3-4 ca., della decorazione originaria, simile al rifacimento

del 1935. In questa fase, sull' intradosso dell' arco  santo, i finti conci sono stati ridotti

di ca. un terzo del loro spessore. La compattezza della stratificazione di scialbi rende

molto difficoltoso un intervento di recupero della decorazione originaria seicentesca.
Vele della volta : sono tinteggiate a calce con colorazione grigio-chiara. La confluenza

delle nervature dell'aula e il centro della volta dell'abside, sono decorati con dei tondi.

I primi due sono costituiti da una fascia circolare con una scritta gialla su sfondo blu,

con all'esterno dei motivi a tralcio e il terzo, nell'abside, ha il monogramma di cristo su

fondo giallo circondato da un motivo circolare di tralci.
L' esecuzione di alcuni sondaggi ha determinato la seguente stratigrafia:
tinteggiatura

riferibile al restauro del 1935; decorazione a stampino nera eseguita a tempera, a

seguire l'andamento delle nervature;

stratificazione di scialbi; decorazione gialla e rossa su fondo chiaro che corre ai lati del

costolone: consiste in una fascia con motivi a cerchio con forma quadrilobata

all'interno, con accostato sul lato esterno un motivo ad archetti rampanti.

La decorazione estremamente fragile, È stata eseguita con tecnica a calce e il suo

recupero non È fattibile; si consiglia l'eventuale messa in luce di una piccola porzione

come testimonianza.
 

 

 

 

 

 

 

Controfacciata : Le indagini eseguite sulla controfacciata hanno dato la seguente

successione stratigrafica: A 1 - tinteggiatura grigiastra, alla sommità della parete la

scritta: "REAEDIFICATA A COMUNITATE HERMULI A.D. 1677. RESTAURATA A.D.1935"

A 2 - sotto uno strato di scialbo si intravede una seconda iscrizione di cui al momento

si leggono le parole : "PARROCCHIALIS....ALBERTIS...ANNO 1677."

A 3 - sotto un altro strato di scialbo È stata parzialmente scoperta la seguente iscrizione,

inserita in una targa decorata: "...PETRO DE ALBERTIS ANNO 1627"     

A    -  strato di intonaco con spessore variabile da 2 a 3 cm e finitura a calce;

B    -  frammento di intonaco affrescato con spessore di cm 1ca., È presente unicamente

sopra la finestra a sinistra della controfacciata; ha la superficie fittamente picchiettata ed

in alto a destra È tagliato da una grossa fessurazione. E' riquadrato da una cornice rossa e

gialla con al centro una fascia con motivi a rombo verdi, blu e rossi entro un profilo bianco.

Il frammento rappresenta un cantiere con ponteggio e cinque muratori al lavoro; la

raffigurazione È difficilmente leggibile per la presenza di numerose abrasioni superficiali,

residui d'intonaco e soprattutto veli bianchi dei carbonati;

C  - strato d'intonaco, probabilmente della fase romanica, steso a cazzuola seguendo le

notevoli irregolarità della muratura in ciottoli, ha spessore variabile da 3-4 cm a pochi

millimetri. La superficie È rifinita con uno strato di calce consistente e irregolare.

 Le sbrecciature visibili attorno alla finestra a all' arco d'accesso, testimoniano le modifiche

apportate in epoca seicentesca. La fascia orizzontale priva d'intonaco, visibile poco sopra

il frammento affrescato, È probabilmente dovuta al passaggio di una delle travi orizzontali

costituenti le capriate del tetto a capanna della costruzione romanica. Al centro della

parete È visibile una grossa lacerazione verticale.
Per non recare danni alle scritte presenti alla sommità della controfacciata, non È stata

per il momento verificata la quota del bordo superiore dello strato d'intonaco.
 
Parete destra : successione stratigrafica

A1 - tinta grigiastra su strato di scialbo,

A2 - motivo decorativo in tempera a calce con tinte giallo ocra e brune, dipinto a

coronamento dell'altare ligneo. Lo strato di scialbo sovrapposto È asportabile con

discreta facilità anche se le decorazioni sono piuttosto fragili;

C1 - strato sottile simile a una "rasatura" decorato ad affresco. Sono parzialmente visibili

una cornice sul bordo destro ed una fascia rossa su quello inferiore; lo strato È presente

in modo frammentario solo oltre la finestra di destra e lungo lo spigolo;

C   - strato romanico corrispondente a quello rinvenuto sulla controfacciata; È presente

per tutta la lunghezza della parete solo nella parte inferiore per un altezza di m 1.20 ca. e

prosegue in altezza solo in prossimità dei bordi laterali. Tale situazione, riscontrata anche

sul lato esterno della muratura, fa supporre che essa sia stata demolita e ricostruita per

riferimento delle due finestre.

 

Parete sinistra : successione stratigrafica

A1 - tinta grigiastra

A2 - stratificazione di scialbi

A   - intonaco seicentesco

B2 - frammento d'intonaco affrescato di mm 10 ca.: sono visibili su un fondo bianco delle

cornici rosse e motivi a stampino verdi e neri, È stato rilevato solo nell'angolo destro fra la

nicchia e la trave;

C1 - stesura corposa applicata a pennello, dove lo strato È più consistente per pareggiare

le irregolarità del supporto, presentata una fitta crettatura. Si intravedono delle campiture

gialle e rosse molto abrase e parzialmente coperte da residui di intonaco e scialbi;

C  - strato romanico: sull'intera lunghezza della parete, il bordo superiore dell'intonaco ripiega in modo uniforme contro la trave d'appoggio delle capriate del tetto a capanna; con l'intervento di sondaggio È stata messa in luce anche la sezione delle capriate, tagliate a filo della muratura. Lo strato risulta sbrecciato su tutto il lato inferiore per l'apertura dell'arco della porta che immette nella sacrestia e per l'addossamento dell'altare con la nicchia ricavata nello spessore della muratura: Parallela alla trave, È visibile sull'intonaco la traccia rossa della battitura a filo.

 

Arcosanto e intradosso

 

Su tutta la zona superiore dell' arcosanto È ancora presente la decorazione del 1935 con la tinta grigia di fondo, il sottarco a finti conci rossi e la scritta alla sommità della parete : "D.O.M. AD SANCTIS APOSTOLIS PHILIPPO ET JACOPO". Le lesene laterali grigio-verdi, con i rispettivi capitelli ad intonaco, sono state oggetto di sondaggi nella parte superiore, in basso risultano mancanti.
Dai sondaggi effettuati nella parte superiore dell' arcosanto risulta la seguente stratificazione: 

A1 - decorazione del 1935;

A2 - consistente stratificazione di scialbi;

A3 - decorazione seicentesca del sottarco sulla finitura bianca dell'intonaco;

A  - intonaco seicentesco.

Lo strato d'intonaco romanico termina in alto alla stessa altezza come sulle pareti laterali. L' intradosso dell' arcosanto dell'edificio romanico, ad un altezza di m 1.60-1.70, È stato interrotto su entrambi i lati in seguito al suo innalzamento; il fatto che presenti una leggera strombatura fa supporre ad una origine absidale a catino.
Frammenti di affreschi di varie epoche sono presenti in alto ai lati dell' arcosanto e dell'intradosso; questa la successione stratigrafica:

B1 - stesura d'intonaco affrescato con spessore di mm 3 ca., risalente al XV secolo;

B2 - strato d'intonaco affrescato con spessore di mm 10 ca., risalente al XIV secolo;

C1 -     Stesura corposa eseguita a pannello, in radenza sono nettamente distinguibili i rilievi (foto 11);

C2 - dalle cadute dello strato C1 È distinguibile una precedente stesura, eseguita probabilmente a pannello, con crettature nelle parti a spessore più consistente;

C  - intonaco romanico.

 La successione stratigrafica È stata riscontrata su entrambi i lati dell' arcosanto, gli strati B1 e B2 sono assenti sul lato destro dell'intradosso. Sul lato sinistro dell' arcosanto, sono in luce in modo frammentario gli strati C1 e C2: si intravvede parzialmente una figura a tono bianchi con profili neri su fondo rosso. Gli strati B1 e B2 sono presenti unicamente sotto lo spessore delle vele seicentesche: sul primo sono visibili delle cornici rosse con sovrapposizioni bianche a corpo, sul secondo ancora cornici rosse con motivi geometrici filettati con stesura a corpo in bianco Sangiovanni, il motivo È disegnato a punta metallica direttamente sull'intonaco fresco.
Sul lato sinistro dell'intradosso È leggibile solo un motivo a girali vegetali, riferibile allo strato B2, mentre gli strati C1 e C2 presenti sul lato opposto sono illeggibili. Sulla parte superiore del lato destro dell' arcosanto coesistono gli strati B1 e B2, rappresentanti entrambi una crocifissione: la croce, la parte superiore del Cristo e la testa di S. Giovanni appartengono allo strato B2, mentre la cornice scura con motivi geometrici bianchi, il frammento di una seconda testa del Cristo, le mani giunte, l'aureola e il manto della Madonna appartengono allo strato B1. Sulla parte inferiore sono visibili frammenti di campiture appartenenti agli strati C1 e C2, caratterizzati entrambi da estrema fragilità. Gravi distacchi dal supporto sono presenti su tutto il bordo inferiore dello strato B2. La superficie È offuscata da residui e veli di carbonati.

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APPARATI LAPIDEI
 

Sono stati presi in considerazione all'esterno: il portale d'ingresso (mq 3) con i mensoloni laterali e l'arcata in facciata (mq 2.00), le due finestrelle laterali (mq 2.15), il poggiolo (mq 0.78) con gli stipiti della porta di accesso al campanile (mq 1.70), le tre finestre nel prospetto meridionale (mq 6.45), il portale della sacrestia (mq 2.46) e all'interno dell'edificio: l' acquasantiera (mq 0.86), il portale di accesso alla sacrestia (mq 2.72) e la fontanella della stessa (mq 0.36).
Gli elementi architettonici rispecchiano le varie modifiche subite dall'edificio. Il materiale lapideo costituente tali elementi può essere ricondotto alla classe delle pietre calcaree.
Il portale d'ingresso, decorato sulla chiave dell'arco con una croce a rilievo, È l'elemento più antico probabilmente di epoca gotica.
Lo stato di conservazione È discreto, la superficie È deturpata in modo più o meno consistente da schizzi e colature di malte, tinte di varie epoche e residui di scialbo.
Nel portale e nelle finestre, le giunte dei conci sono risarcite con stuccature ampiamente debordanti sulla superficie lapidea, intonaci di varie epoche ne coprono parzialmente i bordi. I fori delle inferriate, sulle finestre del prospetto meridionale, sono risarciti con malte cementizie scure, ampiamente debordanti dalle lacune.
Il portale interno di accesso alla sacrestia È coperto da consistenti depositi di fumo e sporco e annerito in modo eterogeneo.
La parte interna del catino dell'acquasantiera È ricoperta da stratificazioni calcaree e quella esterna, ad esclusione del bordo superiore, È imbrattata da un consistente deposito di sporco.
Un leggero decoesionamento superficiale È stato riscontrato sulle parti maggiormente esposte alle intemperie.

INTERVENTO PROPOSTO
 
Le modifiche subite dall'edificio attraverso i secoli hanno determinato

una stratigrafia piuttosto complessa, in modo particolare per quanto

concerne la presenza di più strati pittorici sovrapposti.
Le valutazioni diversificate da noi proposte sono mirate a chiarire la

successione cronologica:

 

Controfacciata: - La sovrapposizione di tre scritte su una malta che

ricopre a sua volta l'intonaco romanico, obbliga a delle scelte che si

possono riassumere nelle seguenti: messa in luce della targa più

antica, dopo aver scoperto e documentato fotograficamente le due

precedenti. messa in luce dell'intonaco romanico della controfacciata,

con l'asportazione della malta sovrapposta e delle tre scritte, dopo la

loro rispettiva documentazione.

 

 Parete destra: - Messa in luce della fascia decorativa seicentesca

attorno all'altare destro, coperta da scialbi e calce. L'opportunità di

tale operazione sarà decisa dopo la verifica e l'ampliamento dei

sondaggi.

 

 Zone affrescate e intonaco romanico delle pareti interne ed esterne:  Restauro e scoprimento di tutte le superfici.

 Decorazioni nelle volte: - Conservazione delle attuali decorazioni del '900, con l'effettuazione di operazioni di manutenzione mediante leggera pulitura e fissaggio.

 

 Apparati lapidei: - Restauro di tutte le superfici interne ed esterne.

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INTERVENTI DI RESTAURO PROPOSTI

Indagini tecniche e scientifiche:

Rilievo grafico dell'intera superficie decorata interna ed esterna, con evidenziazione mediante opportune simbologie dello stato di conservazione prima dell'intervento, (alterazioni, tecniche esecutive, punti di prelievi per analisi ecc.) e annotazione delle operazioni e tecniche eseguite nel corso del restauro. Gli elaborati grafici saranno consegnati con il lucido originale.

Documentazione fotografica delle varie fasi dell'intervento mediante riprese con diapositive colore e bianco-nero 6*6, stampa bianco-nero nel formato 18*24 con consegna dei negativi. Eventuali riprese in ultravioletto e infrarosso con diapositive 35mm.

Indagini, con prelievi per analisi micro-chimico e stratigrafiche, per accertare la composizione dei materiali originali 

e di alterazione, con documentazione fotografica dei punti di prelievo, delle sezioni ottenute e relazione tecnica.

 

Operazioni di restauro sugli affreschi:

Protezione precauzionale delle zone in pericolo di caduta mediante velatura con

carta giapponese e resina acrilica in solvente organico.

Consolidamento delle zone pericolanti (già protette dalle velature precauzionali) e

dei distacchi fra i vari strati, mediante iniezioni di emulsione acrilica (Primal AC33)

in varie diluizioni in acqua demineralizzata. Nei vuoti più consistenti, con

l'immissione di malta idraulica composta da calce Lafarge, inerti e Primal al 5%.

Rimozione della velatura protettiva e dei residui superficiali di fissativo mediante

solvente organico.

Messa in luce di zone occultate da malte e scialbature a calce mediante mezzi

meccanici (martelline e bisturi), dopo ammorbidimento con impacchi localizzati

con cellulosa e acqua demineralizzata.

Fissaggio della pellicola pittorica sollevata e/o priva di coesione con impregnazione

inorganica mediante idrossido di calcio, in alternativa con resina acrilica

(Paraloid B72) in appropriata diluizione con solvente organico, nei casi di

incompatibilità (es. in presenza di tempere, pigmenti non resistenti a un PH acido).

Un preconsolidamento in presenza di scaglie sollevate, sarà eseguito attraverso

carta giapponese con carbonato di ammonio e spugne naturali.

Analisi dettagliata della tecnica esecutiva con individuazione di presenze di

pittura a secco e/o tempera e loro protezione mediante resina acrilica in soluzione

(Paraloid B72).

Pulitura dei residui di scialbi, malte e sporco depositato, mediante carbonato o

bicarbonato di ammonio in diluizione appropriata, supportato da carta giapponese

e/o cellulosa. Rimozione dello sporco ammorbidito con acqua demineralizzata.

Rimozione del fissativo dalle zone dipinte a secco e fissaggio definitivo delle stesse

con resina acrilica al 2%.

Stuccatura delle fessurazioni e lacune minori mediante malta composta da calce

idrata, sabbia lavata e polvere di marmo, stesa imitando la levigatezza dell'intonaco

antico.

Stesura di arriccio preparatorio dove mancante e intonaco neutro con malta a base

di sabbia lavata, polvere di marmo e calce idrata.

Lavaggio finale dell'intera superficie con acqua demineralizzata.

Restauro pittorico mediante pigmenti stabili in polvere legati con caseinato di ammonio: con abbassamenti tonali a velatura, sulle abrasioni e sulle cadute di pellicola pittorica, con metodo a tratteggio sulle stuccature delle piccole lacune interpretabili.

 

 Operazioni di restauro sull'intonaco romanico:

Messa in luce di zone occultate da malte e scialbature a calce mediante mezzi meccanici (martelline e bisturi), dopo ammorbidimento con impacchi localizzati con cellulosa e acqua demineralizzata.

Protezione precauzionale delle zone in pericolo di caduta mediante velatura con carta giapponese e resina acrilica in solvente organico.

Consolidamento delle zone pericolanti (già protette dalle velature precauzionali) e dei distacchi fra i vari strati, mediante iniezioni di emulsione acrilica (Primal AC33) in varie diluizioni in acqua demineralizzata. Nei vuoti più consistenti con l'immissione di malta idraulica composta da calce Lafarge, inerti e Primal al 5%.

Rimozione della velatura protettiva e dei residui superficiali di fissativo, mediante solvente organico.

Asportazione di sali solubili impregnanti l'intonaco con ripetuti impacchi di cellulosa ed acqua demineralizzata.

Fissaggio delle zone prive di coesione con impregnazione per nebulizzazione di idrossido di calcio.

Pulitura dai residui di scialbi , malte e sporco depositato, mediante carbonato di ammonio in diluizione appropriata, supportato da carta giapponese e/o cellulosa. Rimozione dello sporco ammorbidito con acqua demineralizzata.

Stuccatura delle fessurazioni e lacune minori mediante malta composta da calce idrata, sabbia lavata e polvere di marmo, stesa imitando la levigatezza dell' intonaco antico.

Stesura di arriccio preparatorio dove mancante e intonaco neutro con malta a base di sabbia lavata, polvere di marmo e calce idrata.

Riequilibrio pittorico degli scompensi tonali mediante velature con pigmenti stabili in polvere legati con caseinato di ammonio.

 

Operazioni di restauro degli elementi lapidei

Pulitura eseguita a impacco con una soluzione acquosa di carbonato di ammonio supportato da pasta di legno; i tempi di applicazione più opportuni verranno stabiliti mediante prove. La rimozione di stuccature non compatibili, di residui di intonaci e di scialbi sarà effettuata con l'ausilio di bisturi e/o microscalpelli.

La stuccatura tra concio e concio e il risarcimento dei fori delle inferriate, saranno effettuati con un impasto di polvere di marmo e calce Lafarge in proporzioni 3:1 e una minima percentuale di legante acrilico. L'impasto sarà steso sotto il livello del materiale lapideo e avrà una colorazione leggermente più chiara.

Consolidamento con prodotti di natura acril-siliconica, sarà effettuato per ridare coesione alle parti degradate del litotipo.

Protezione finale: sarà eseguita con la stesura di un film di natura siliconica.

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